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Torre Civica detta “dei Visconti”

  

La Torre comunemente detta “dei Visconti”, sorge nell’area dell’antico castello di Palestro, ed è l’unico elemento turrito sopravvissuto, probabilmente il maschio, di un più vasto fortilizio nominato in documenti fin dall’anno 999; esso doveva comprendere, secondo le cronache a noi pervenute, almeno altre quattro torri, la residenza dei feudatari, edifici di deposito e di ricovero civile e militare, locali adibiti a prigioni e un edificio di culto; doveva inoltre costituire importante presidio militare in un’area geografica di confine, collocata a difesa della dogana commerciale corrispondente ad uno dei porti sul fiume Sesia, sulla strada preferenziale e più diretta che collegava Vercelli con Novara e proprio sull’antico percorso della Via Francigena. Segni su almeno due facciate dimostrano l’esistenza di fabbricati ad essa addossati e poi demoliti. La relativa regolarità della sua proiezione in pianta potrebbe far risalire la sua costruzione al tardo medioevo o quantomeno all’inizio del dominio visconteo sul territorio lombardo, da cui originerebbe l’appellativo a noi tramandato. Fatto che confermerebbe la tesi di una sua costruzione ad opera dei Visconti, l’investitura, nel 1437, da parte del Duca Filippo Maria del feudo di Palestro al potente banchiere di origini toscane e tesoriere ducale Vitaliano Borromeo. Un feudo di confine, forte e ben munito, con ottime possibilità di sviluppo commerciale date dai dazi e dalla fertilità dei terreni che la famiglia Borromeo, nonostante i ben più appaganti domini nel frattempo ottenuti sul Lago Maggiore che costituirono il cosiddetto “Stato Borromeo”, mantenne, direttamente o indirettamente per mano di vassalli e agenti, fino alla fine del periodo feudale, dunque per quasi quattro secoli. Purtroppo le devastazioni, i saccheggi e gli incendi sei-settecenteschi cancellarono le testimonianze materiali di un passato senz’altro glorioso di Palestro e del suo castello e la vittoriosa battaglia risorgimentale del maggio 1859, che lo rese anche internazionalmente noto, contribuì a gettare ulteriore oblio sulla più ricca antichità del luogo. Rimangono la tradizione religiosa, tramandata dalla confraternita di Santo Spirito, che richiama la bontà dei castellani medievali nel concedere un pasto gratuito alla popolazione in occasione della Festa di Pentecoste e la credenza popolare, suffragata da testimonianze dirette, che attribuisce alla campana della Torre, opportunamente benedetta, doti salvifiche e di protezione dell’abitato e del raccolto, in occasione dei più turbolenti eventi atmosferici. Per il resto, come per le numerose chiese e i vari conventi e palazzi che sorgevano nell’antico borgo, solo flebili tracce tutte da indagare e ricomporre. L’edificio è in mattoni a vista, con elementi di dimensioni anche notevoli nelle parti più basse, segno di probabile parziale costruzione su resti di fabbricati preesistenti, con corsi regolari, poche feritoie sui quattro lati ed alcune aperture più grandi, ora in tutto o parzialmente tamponate, che dovevano collegarlo a camminamenti esterni perimetrali poi demoliti. Evidenti le tracce di rifacimenti di ampie porzioni murarie nonché, nella loro distribuzione regolare, le buche pontaie. La sua sommità risulta ora conclusa con un motivo decorativo ad archetti pensili sovrapposti e una merlatura alla moda ghibellina, a coda di rondine, risultato di un rifacimento in stile di epoca ottocentesca. La Torre, come risulta anche da alcune note stampe risorgimentali, nella seconda metà dell’800 era coperta da un tetto a padiglione, poi demolito. L’ingresso avviene da una porta non molto larga, preceduta da una piccola scala, in lato sud e l’accesso ai piani superiori è possibile mediante una successione di scale in ferro alternate a ripiani in legno. L’edificio è dotato di un orologio civico funzionante e della campana di cui si è già accennato, oggetto di recente rifacimento.

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Nota per essere stata teatro della famosa battaglia di Palestro durante la Seconda Guerra di Indipendenza Italiana, oggi, con il suo patrimonio culturale e la strategica posizione di contatto tra la Lombardia e il Piemonte, è tra le principali tappe della #ViaFrancigena nella #Lomellina. ------------------------- Per scoprirla meglio è stato realizzato questo video dal Comune di Palestro con il prezioso contributo di Edison Gas e Luce. Pronti a salire sulle ali di #SkylabStudios e lasciarsi andare al cammino francigeno?

RIFERIMENTI DOCUMENTARI E BIBLIOGRAFICI

  • Archivio parrocchiale di Palestro
  • Archivio comunale di Palestro
  • AA.VV., Palestro, numero unico, Gallardi e Ugo Editori, Vercelli 1893 (rist. 1961, 1974, 1989)
  • AA.VV., Memorie di un architetto, Torino 1897
  • R. Orsenigo, Vercelli Sacra, Vercelli 1909
  • G. Battezzati, Palestro, Gallardi, Vercelli 1921 (rist. 1991)
  • E. Zambelli, Memorie sulla storia antica di Palestro, Paltrinieri, Novara 1959
  • E. Zambelli, Palestro - memorie cronistoriche, S.E.T.E., Vercelli 1970
  • E. Zambelli, Palestro - memorie cronistoriche, supplemento al 1° volume, S.E.T.E., Vercelli 1971
  • M. Merlo, Castelli, rocche, case-forti, torri della Provincia di Pavia, Volume Primo, Editrice Fusi, Pavia 1971
  • A. Bongianino, Palestro, la Festa del Castello, Palestro 1975
  • V. Cervetta (a cura di), Ossario di Palestro (1893-1993), Comune di Palestro, 1993
  • E.Zanone, Palestro 1940-1945, Gallo, Vercelli 1995
  • AA.VV., Parrocchie allo Specchio, Saviolo, Vercelli 1996
  • AA.VV., Approfondimenti di storia palestrese, Comune di Palestro, 1998
  • E. Zanone, Le chiese di Palestro, Vercelli 2003
  • AA.VV., 1006-2006 La chiesa Parrocchiale di Palestro, Vercelli 2006
  • E. D. Vicini, Educazione forma e decoro: le scuole lomelline del secondo ottocento al primo novecento, in Viglevanum, Anno XXVIII, aprile 2018

 

Testi Arch. Riccardo Pasquino
Fotografie Andrea Fornasini
Traduzioni in inglese a cura della Scuola Secondaria di I grado F. Ressico di Palestro. (Anno Scolastico 2018-2019)