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Il Passo del Garigliano
Dalla Minturnae romana fino al XIX secolo il punto di intersezione tra la via d’acqua (il fiume Liris, poi Garigliano) e quella di terra (la via Appia) rappresenta una fondamentale cerniera tra territori, popoli e stati, e il suo attraversamento pone, nel tempo, complesse sfide tecnologiche.
Il primo ponte noto è quello costruito dai Romani sul tracciato originale della Via Appia, a poche decine di metri da qui, verso la foce.
Dopo l’interruzione della Regina Viarum e la deviazione del suo tracciato (VI-VIII sec d.C.), il collegamento tra le due sponde è affidato ad un barcone fluviale, la “scafa”.
Per quasi mille anni il passaggio avviene così, protetto verso mare dalla torre di Pandolfo Capodiferro e proprio qui dalla Turris Gareliani, in seguito integrata nella Bastia e con essa demolita nel 1828 per far spazio al nuovo ponte.
In epoca borbonica si fa infatti pressante la necessità di un passaggio più stabile e funzionale. Dopo alcune soluzioni temporanee, tra cui il ponte di barche realizzato nel 1779 in occasione del viaggio verso Napoli dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo, si apre una lunga fase di studio e progettazione che culmina con la costruzione del ponte di Luigi Giura.
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