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Comune di Lizzano

  

Forza e resilienza sono le proprietà del leccio, il tipo di quercia che campeggia fieramente nello stemma di Lizzano. Sono due parole associate a chi è abituato a spezzarsi e a risorgere più forte, in un ciclo di rinascite che ha principio nel neolitico, prosegue in età romana (I-II sec. a.C.), assiste alla conquista longobarda (VI sec.). Poi vede l’arrivo dei monaci basiliani (IX – X sec.) e affronta la minaccia saracena (x sec.). Lizzano ha davvero la scorza dura del leccio (“fracta et ligata refloret”, recita il suo motto): un albero i cui rami, per quanto sferzati dalle tempeste, con l’aiuto di corde rifioriscono più belli di prima. Del resto, il paese è forse figlio di una di queste devastazioni, la distruzione di Lecce, nel XIII secolo, che spinse i suoi abitanti a fondare Lycianum. L’assonanza dei nomi ci conduce per vie misteriose a questa origine, forse ancora una volta all’albero “sacro” di Lizzano. Ma il mistero risuona anche nella danza “sciamanica” delle ragazze tarantolate, cioè “pizzicate” e curate a ritmi cangianti, come cangiante è la livrea dei ragni. Le sfumature di Lizzano sono infatti molte e vivaci: la sua danza cromatica non potrà che “pizzicare” a sua volta chiunque la visiti.

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