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Santa Maria Maddalena – Cappella Nova

  

LUCA SIGNORELLI
(Cortona, circa 1450-1523)

Santa Maria Maddalena
1504

Il filo rosso che lega la cattedrale al suo museo passa attraverso alcune opere che hanno un posto nella sua storia, come questa che proviene dalla Cappella Nova.
La grande tavola può essere effettivamente considerata come una “pala del voto” che il Comune aveva commissionato per invocare sulla salute del popolo e sul buon governo la protezione della santa che aveva conosciuto il peccato, il pentimento e il riscatto divenendo modello di continenza e stabilità morale, quindi garante della pace.
Negli affreschi del Giudizio Signorelli aveva dato forma alle immagini terrifiche evocate dai predicatori che descrivevano l’inferno del peccato come monito al cambiamento e alla pacificazione: la visualizzazione del Dies irae dava rappresentazione alle angosce di una comunità che alla fine del secolo appena trascorso aveva atteso la propria fine per la minaccia tanto della peste quanto di un insanabile corruzione politica e sociale. Ora, se il programma della Cappella Nova esprimeva l’aspirazione a una revisione dei comportamenti collettivi e personali, la figura della Maddalena si inseriva con un ruolo esemplare, indicato proprio nello stesso Dies Irae: «Tu che perdonasti Maria di Magdala» proclamava Tommaso da Celano «anche a me hai dato speranza».
La cappellina della Maddalena fu smantellata tra XVII e XVIII secolo. Dal 1872 il dipinto è documentato presso il palazzo della Fabbrica dove lo vide Guardabassi e l’anno successivo lo registrò Pennacchi figurando da allora tra i beni più preziosi della raccolta del Museo dell’Opera del Duomo.

Alessandra Cannistrà

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