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Ritratto di Luca Signorelli e del camerlengo Niccolò d’Agnolo Franchi

  

MODO – Palazzi Papali

Il filo rosso che lega la cattedrale al suo museo passa attraverso alcune opere di particolare significato per sua storia. Questa è una di quelle.

LUCA SIGNORELLI (?)
(Cortona, circa 1445-1523)
Ritratto di Luca Signorelli e del camerlengo Niccolò d’Agnolo Franchi
1503 (?)
affresco su laterizio (o tegola romana); 32 x 40 cm
Iscrizioni: LVCA, NICOLAVS (sul recto); LVCAS SIGNORELLVS. NATIONE YTALYS (!) . PATRIA C[ORTO]/NENSIS. ARTE [PICTO]R EXIMIVS. MERITO APELLI CONPA/RANDUS SUB REGIMINE ET STIPENDIO NICOLAI FRA[N]CHI / EIUSDEM NATIONIS PAT(RIE URBEVE)TANE. CAMERARII / FABRIC[E] HUIUS BASYLICE . SACELLUM HOC VIRGINI DI/CATUM IV[D]ICII FINALIS ORDINE FIGURATUM PERSPICVE P[I]/NSIT [C]VPIDVSQUE IMMORTALITATIS VTRIVSQUE EFFIGIEM / A TERGO LITTERARVM HARVM NATURALITER MIRA EFFINSIT / ARTE. ALEXANDRO VI. PON. M[AX]. SEDENTE. ET MA[XI]MIANO. IIII. INPERAN[TE] ANNO SALUTIS. M / CCCCC. TER[T]IO KALENDAS IANVARIAS. (sul verso)
restauri: Cooperativa C.B.C., 2007, finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto

Questo particolarissimo oggetto, un piccolo affresco eseguito su laterizio, viene considerato una vera “tegola” per la critica: paternità e datazione sono state negli anni oggetto di dibattito tra gli studiosi, alcuni considerandola autografa, altri un falso ottocentesco.
È dipinto su entrambe le facce. Sul lato principale sono ritratte due figure maschili, abbigliate “all’antica” e accostate tra loro (e senza mascherina!). Conosciamo i loro nomi perché sono, diciamo così, “sottotitolati”. Si tratta di “LUCA” ovvero il pittore Luca Signorelli – autore degli affreschi nella cappella di San Brizio realizzati tra 1499 e 1504 – e “NICOLAUS” cioè il camerlengo Niccolò d’Agnolo, alla guida dell’Opera del Duomo durante l’esecuzione della decorazione.
Sull’altra faccia corre un’iscrizione che si trova capovolta rispetto al recto perché probabilmente il dipinto, che era esposto in luogo pubblico, aveva un supporto che lo faceva ruotare su un perno passante lungo l’asse latitudinale. La frase in latino tardo celebra la grande impresa e i suoi protagonisti: l’artista cortonese viene paragonato per bravura ad Apelle, mitico pittore dell’antica Grecia, mentre accanto a lui Nicolò Franchi viene immortalato nel suo ruolo di fortunato committente della più famosa opera d’arte orvietana.
Signorelli era già un artista famosissimo: quando venne a Orvieto aveva lavorato a Roma per il papa nella Cappella Sistina e con grande successo. Per convincerlo ad accettare questo incarico, gli orvietani gli offrirono molto denaro, una bella casa in cui abitare e il buon vino di Orvieto a volontà.

Questo dipinto misterioso mostra comunque la qualità e il ductus artistico del maestro. Ripropone l’autoritratto che Signorelli aveva affrescato nella scena dell’Anticristo all’interno della cappella. Di recente sono state condotte indagini scientifiche per verificare l’autenticità della lastra in terracotta e la datazione dell’intonaco e dei pigmenti: tutti i dati emersi sono risultati compatibili con una datazione antica. Solo l’epigrafe dipinta sul retro potrebbe essere posteriore alle figure in base ad alcune caratteristiche paleografiche e di testo.

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