La Chiesa del Carmine era anticamente una modesta cappella annessa ad un Convento. Il Convento oggi ospita abitazioni private ed ha subito negli anni alcuni rimaneggiamenti, rimane comunque visibile la corte d’ingresso con la particolare struttura della cisterna dove veniva raccolta l’acqua. Le abitazioni dei religiosi erano collocate ai piani superiori raggiungibili mediante una scala che parte ancora oggi dalla corte di ingresso. Il piano terreno ospitava i magazzini, la cantina ed i locali dove venivano fatti piccoli lavori artigianali. Da uno scritto dei Padri Carmelitani di Cellere conservato presso l’archivio diocesano di Acquapendente risulta che era il 1580 quando furono chiamati i Padri Carmelitani, il Convento era composto da non più di quattro o cinque stanze. I Padri, con l’aiuto finanziario della Comunità, di Casa Cotta (nobile e benestante famiglia di Cellere) ed altri, lo ampliarono considerevolmente nel periodo tra il 1620 e il 1671. La chiesa conventuale, anticamente denominata la Madonna di Monte Santo, era inizialmente di modeste proporzioni e staccata dal convento. Tra il 1638 ed il 1643 “con l’industria de P.P. e limosine de fedeli fu ingrandita dal mezzo in giù verso la porta del convento” fino a risultare attigua ad esso. Varie altre ristrutturazioni concernenti l’intero complesso (in particolare la sacrestia) ebbero luogo fino al 1756. Da un articolo del defunto parroco Don Luigi Achilli risulta che nel 1924 la chiesa fu oggetto di un altro intervento di restauro a seguito di un crollo strutturale. Da una perizia dell’epoca si legge…la volta della navata di mezzo per mq 6.65 sfondata dal centro verso il fianco sinistro di chi guarda l’abside… Dalla corrispondenza dei religiosi si parla di alcuni affreschi andati perduti…La bella cappella del SS.mo Crocefisso era stata sacrificata! Voluta dal rettore all’inizio, arciprete poi, don Gianbernardino aveva lasciato un segno per i secoli: la costruzione, ed in seguito l’affrescatura, della suddetta cappella per le mani di Mattia Alessandri, discepolo del Sassoferrato. Correva l’anno 1690! A seguito del crollo fu preso in esame di abbandonare l’immobile per costruirne un nuovo complesso, per questo fu incaricato l’Architetto Camillo Grispigni da Tarquinia il 16 gennaio 1879 che elaborò il progetto dal titolo Chiesa Parrocchiale di Piazza della Fiera, dove veniva prevista oltre la nuova chiesa anche una canonica ed un teatro. Per motivi strettamente finanziari si decise di ristrutturare la chiesa esistente. In occasione degli ultimi lavori di restauro eseguiti negli anni ‘90 è stato ritrovato un ossario, oggi continua ad essere visibile tramite la vetrata che fu collocata sul pavimento antistante l’altare.