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Edificio Megalitico – Tempio di Diana

  

L’Edificio Megalitico, popolarmente detto “Tempio di Diana”, fu costruito con grandi blocchi di pietra calcarea “a lumachella” estratti dalla stessa Rocca, rozzamente squadrati e posti ad incastro senza uso di malta. Della sua possente struttura, con una fronte principale di circa m. 11,5 e m. 6,5 circa di altezza massima oggi visibile, restano soltanto i filari megalitici inferiori e parte di quelli superiori, più piccoli e regolari ma certamente successivi, ancora in posizione all’inizio del ‘900: il complesso, con ambienti troppo angusti per costituire un palazzo, troppo basso e articolato per una torre d’avvistamento, troppo monumentale per un magazzino, ebbe quasi sicuramente funzione sacra, come comprovano anche il suo riuso, nella prima età medievale, a fondamento della chiesa di Santa Venera e, come rilevato da recenti studi, l’allineamento del suo unico ingresso, agli Equinozi, con il sole al tramonto e il pianeta Venere; inoltre, l’edificio racchiude una cisterna scavata nella roccia, per la raccolta e il culto delle acque piovane, con una struttura “tipo dolmen”, coperta da grandi lastroni megalitici, che l’hanno fatta datare al IX-VIII sec. a.C. Tale cronologia, però, sembra solo approssimativa perché, malgrado siano visibili interventi e modifiche risalenti all’epoca greca e romana, la struttura, in particolare la cisterna (forse all’origine una tomba dolmenica), va collocata probabilmente in un’età precedente alle civiltà presenti nella storia arcaica della Sicilia, cioè quella fenicia e quella ellenica, essendo, quindi, opera di genti ignote ma in possesso dei saperi idonei all’edificazione di strutture megalitiche, come dimostra un semplice confronto con altre costruzioni presenti nel Mediterraneo (Cipro, Creta, Micene, Malta, Sardegna, Baleari). Nel sito, forse non a caso, è stato rinvenuto, come ha accertato una preziosa ricerca del concittadino dott. Rosario Ilardo, un rarissimo scarabeo “del cuore”, in diorite verde, risalente al tempo del faraone Amenhotep IV (Akhenaton), nel XIV sec. a.C., e probabile testimonianza di commerci micenei o levantini, oggi conservato al Museo Regionale “Salinas” di Palermo.

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