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Sito di interesse comunitario
La frequentazione umana della Rocca è iniziata nella Preistoria, probabilmente nelle grotte del versante di Nord-Est (delle Giumente e delle Colombe), allora raggiungibili in modo agevole, cosa ora impossibile a causa dello sfruttamento di una cava, e nelle aree pianeggianti del promontorio, un rifugio comodo e sicuro, posto a controllo di un ampio territorio. Per i Greci antichi la Rocca diede il nome all’insediamento urbano sottostante: “Kephaloidion”, infatti, significa “forma di testa”, con evidente riferimento all’aspetto della rupe, un toponimo che ha generato anche suggestive leggende locali. Un mito presente nella poesia ellenica e in quella latina narra del bellissimo pastore Dafni, incarnazione mediterranea dello spirito vitale della Natura, che, insensibile all’amore e tutto dedito al canto bucolico, fu accecato per vendetta dalla gelosa ninfa Echenais, innamorata di lui, e quindi trasformato dalla dea Afrodite appunto nel promontorio della Rocca. A questo mito di metamorfosi se ne aggiunge uno di fondazione, che vede Eracle creare le condizioni per la nascita della Città, quando, di ritorno dalla decima fatica conducendo i buoi di Gerione, colmò un fiume e spianò il terreno dove sorse Kephaloidion.
La Rocca è sempre stata integrata nel sistema di fortificazione e di difesa della Città, come dimostra il diretto collegamento tra le imponenti mura megalitiche, solo approssimativamente databili all’età di fondazione storica di Cefalù (VI-V sec. a.C., come sub-colonia della greca Himera), e le falde del promontorio. Durante tutta l’epoca antica dovette mantenere il suo ruolo di luogo strategico e anche sacro per la presenza, in uno dei punti più notevoli per bellezza e posizione, del santuario megalitico noto oggi come “Tempio di Diana”; dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente, essa divenne il rifugio per la gente della Città, costantemente minacciata dalle scorrerie prima dei Vandali e poi dei Saraceni. È molto probabile che s’incrementò l’abitazione permanente su di essa, pur rimanendo l’abitato principale quello sulla costa: all’epoca bizantina (VI-IX sec.) risalgono sia l’impianto delle fortificazioni sia l’insediamento nell’area dei forni e dei magazzini sia altre strutture in grado di rendere protetta e autosufficiente una comunità arroccata sul promontorio, cioè le mura poste sul ciglio della rupe, le 19 cisterne per la raccolta delle acque piovane, i molteplici corpi di guardia e alloggiamenti militari e le tre piccole chiese di S. Anna, S. Venera e S. Calogero. Questa fortezza resistette più volte all’assedio degli Arabi, rimanendo inespugnabile fino all’anno 857; presa dai Normanni, nel XII-XIII sec. fu potenziata, soprattutto nel complesso castrale in cima, in particolare nell’età di Federico II, che la tenne in grande considerazione. La sua funzione difensiva e protettiva per la Città si mantenne fino all’epoca borbonica e ancora fino alla Seconda guerra mondiale. Dal XVII sec. in poi la presenza umana si limitò sempre più all’ambito militare, mentre vi si sviluppava, al contempo, il pascolo e qualche coltivazione, perdurati fino a periodi recenti come lo sfruttamento della roccia calcarea con cave e fornaci per la calce.
Nel 1967 la Rocca fu inserita nel Piano Regolatore della Città quale Parco Urbano, parte integrante del Centro storico, inteso finalmente come un unicum urbanistico da tutelare. Nel decennio 1983-1993, dopo sporadiche indagini precedenti, furono effettuati gli scavi archeologici ad opera del prof. Amedeo Tullio e i restauri architettonici sotto la direzione dell’arch. Salvatore Giardina. Nel 1997 è stato dichiarato S.I.C. (Sito d’Interesse Comunitario), secondo la Direttiva della Comunità Europea n. 43 del 21 Maggio 1992 (92/43/CEE).
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