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Parco della Rocca – Checkpoint

  

La Rocca di Cefalù, per le sue emergenze geologiche, botaniche e faunistiche, costituisce un’area naturale protetta riconosciuta dall’Unione Europea come Sito di importanza comunitaria (SIC ITA020001). Le strutture storiche e archeologiche sono tutelate dalla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali della provincia di Palermo. Per motivi di sicurezza e di salvaguardia dell’ambiente, tutti i visitatori sono obbligati a seguire i percorsi tracciati senza uscire dai sentieri. È fatto divieto di prelevare rocce e piante, di recare disturbo alla fauna, di manomettere gli impianti e i manufatti storici e archeologici. Il patrimonio oggi fruibile ci viene trasmesso dalle generazioni del passato e rimarrà tra le esperienze più belle del vostro soggiorno a Cefalù. È nostro dovere preservarlo per garantire identiche esperienze alle generazioni del futuro.

La Flora.

La frequentazione antropica della Rocca trova riscontro nella presenza di alcune specie utili all’uomo: l’Aloe vera (fam. Liliaceae), introdotta per le sue proprietà medicinali, vegeta nei punti più soleggiati in prossimità dei manufatti storici. Piante di fico d’India (Opuntia ficus indica), di fico (Ficus carica) e di ulivo selvatico (Olea europaea var. Sylvestris) testimoniano l’antico uso agricolo della rupe protrattosi fino al periodo bellico, quando vi si coltivavano cereali. Su un’estensione di appena 40 ettari sono state rilevate 287 specie vegetali, alcune delle quali endemiche delle aree carbonatiche: Ophrys sicula (fam. Orchidaceae), Dianthus rupicola (fam. Caryophillaceae), Brassica rupestri e Iberis semperflorens (fam. Cruciferae). Presenti anche diverse specie d’interesse tassonomico e biogeografico: Antirrhinum tortuosa (fam. Scrophulariaceae), Euphorbia bivonae (fam. Euphorbiaceae), Dactyloctaenium aegyptium (fam. Graminaceae), Boerhaavia repens (fam. Nyctaginaceae) e Paritaria lusitanica (fam. Urbicaceae). Il paesaggio vegetale, modificato da opere di rimboschimento eseguite negli anni ’60 utilizzando pini, cipressi ed eucalipti, conserva ancora oggi l’eccezionale fascino impresso dall’Oleo-Euphorbietum dendroidis: macchia tipica delle rupi assolate limitrofe al mare, espressione di una stretta assocazione tra l’ulivo selvatico e l’euforbia arborea (Euphorbia dendroides).

La Fauna.

Isolato all’interno di un contesto territoriale urbanizzato, il promontorio della Rocca si caratterizza per una fauna vertebrata discretamente ricca nel numero di specie e di individui. La classe dei mammiferi annovera il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) e il riccio (Erinaceus europaeus). Il ghiro (Glis Glis) e diverse colonie di pipistrelli sono presenti all’interno delle grotte difficilmente accessibili. I rettili sono rappresentati dalla lucertola campestre (Podarcis sicula), dal geco comune (Tarentola Mauritanica), dal ramarro occidentale (Lacerta bilineata), dal gongilo (Chalcides ocellatus), dal biacco (Hierophis viridiflavus subsp. Carbonarius) e dalla vipera (Vipera aspis subsp. Hugi) che si rifugia lontana dai sentieri. Le pinete sono dimora del colombaccio (Columba palumbus), della tortora (Streptopelia turtur), della gazza ladra (Pica pica) e del merlo (Turdus merula). Da maggio ad agosto le rondini (Hirundo rustica) si lanciano dai punti più alti delle pareti rocciose. Tra gli uccelli sono presenti anche importanti rapaci diurni e notturni come il falco pellegrino (Falco peregrinus), il gheppio (Falco tinnunculus), la civetta (Athene noctua) e il barbagianni (Tyto alba). Nell’ambito degli invertebrati merita attenzione la Helix mazzulli cephalaeditana, raro gasteropode terrestre esclusivo della Rocca di Cefalù.

La Rocca di Cefalù.

È un affioramento calcareo alto 270 metri sul livello del mare, rientrante nel complesso panormide: formazioni geologiche mesozoico-terziarie, residui di un’antica piattaforma carbonatica. Il promontorio rientra, per stratigrafia e struttura, nell’associazione roccia affiorante: calcari compatti con suoli poco o nulla evoluti. La roccia riccamente fossilizzata, conosciuta localmente con il nome di pietra lumachella, è stata utilizzata in passato come pregiato materiale da costruzione, non soltanto per i monumenti e le abitazioni del centro storico di Cefalù ma anche per il basamento della tomba di Federico II e per il fonte battesimale posto all’interno della cattedrale normanna. Eccezionali sezioni di rudiste e nervine sono visibili nei grossi blocchi calcarei dell’edificio megalitico, noto come Tempio di Diana. L’idrografia superficiale è assente per la presenza di macro fessurazioni e cavità ipogee che consentono un immediato drenaggio delle acque piovane per infiltrazione. Importanti emergenze sorgentizie interessano le porzioni pedemontane del promontorio. Le più frequenti forme carsiche epigee sono i rillenkarren o scannellature: piccoli solchi rettilinei, separati tra loro da sottili creste aguzze. I fenomeni di carsismo hanno prodotto nei millenni venti cavità sotterranee. La Grotta del Cancello, con uno sviluppo spaziale di oltre 400 metri, è il più grande ipogeo presente sul promontorio. Sul versante del porto di Cefalù si apre la grotta delle Meraviglie, così chiamata per la bellezza dei suoi ambienti interni riccamente impreziositi da stalattiti, stalagmiti e concrezioni eccentriche.

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