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Il Fantasma di Canterville
La libreria gratuita di Skylab Studios vi propone questo capolavoro di Oscar Wilde
Il dolore ha sempre ispirato poeti, moralisti, filosofi, e fatto dire, ahimè, molte sciocchezze. La filosofia del piacere è ancora da farsi. Ma il numero degli uomini che comprendono che il piacere è il migliore impiego della vita, è molto aumentato. L’assurda metafisica tedesca, la secca nozione del dovere astratto secondo Kant, ha fatto il suo tempo. Si comincia a comprendere che il primo dovere dell’uomo è di godere. Se no, perchè vivere? «Il mio dovere, diceva Wilde, è di terribilmente godere».
E godette terribilmente, con passione, con violenza, quasi con delirio. Ogni istante di vita era per lui un’offerta degli Dei. Non si può immaginare nulla di più pagano, di più anticristiano. Riempì di lirismo la sua vita fino all’orlo, come si riempie fino all’orlo una coppa di vino. Aveva il genio, un nome illustre, un’alta posizione sociale.
Pareva vivere con lo spirito di Apollo in una intimità profonda e irradiata. Aveva fatto dell’arte una filosofia, e della filosofia un’arte. I suoi scritti insegnavano un modo di pensare che stupiva, seduceva, incantava, dando alle cose altri colori ed altri profumi, avviluppandole di una veste di bellezza, mettendo una rosa ad ogni chiave della viola e ad ogni corda un colore dell’iride.
Dava alla verità ora il vero e ora il mendace come imperi legittimi, mostrando che il vero e il mendace sono semplici modi d’esistenza intellettuale. Faceva della poesia una realtà suprema, della sua vita una realizzazione poetica verso cui convergevano, come per incantesimo, tutti i raggi della gloria mondana…
Era deliziosamente chino verso il sorriso. Salice e acqua insieme, un’acqua che diceva: «Ascoltatemi, ascoltatemi!» e poi se n’andava, con un piccolo fremito, a fare dei glu glu di narghilè in una qualche ironica Mongolia.